martedì 29 gennaio 2013

Due lettere di Vittoria Corti a Cesare Piscopo




Firenze, 26 luglio 1999

Caro Cesare Piscopo,
i suoi lavori mi hanno lasciato una impressione ultra–positiva, superiore ad ogni aspettativa. Io credo che l’opera d’arte autentica deve essere ricca di contenuti e in grado di svegliare emozioni in chi la vede, anche se è passato tanto tempo da quando fu fatta. Oggi si chiama espressionistica una simile tendenza, ma la vera arte ha sempre e dovunque avuto questa forza. Mi farà un piacere se potrà mandarmi qualche immagine di suoi lavori (magari qualche vecchio catalogo che abbia qualche riproduzione). Le mando (a parte) due testi in cui mi occupo fugacemente di due artisti “forti” del nostro secolo.
Saluti cordiali, anche a sua moglie, che m’è sembrata dotata della sensibilità e della intelligenza  adatta alla compagna di un artista.

Vittoria Corti                       



Firenze, 14 agosto 1999

Grazie, caro Piscopo, del quadro che tengo molto caro e, che non ho ancora finito di leggere, dei testi che mi ha mandato. M’interessa tutto di quel che ha fatto e di quel che la riguarda, tutto serve per entrare meglio nel suo mondo. I suoi versi son collegati con la sua pittura. Perché non prova ad accompagnare un dipinto con una specie di diario (in prosa, perché la prosa ha meno scappatoie) che contenesse tutta la cronaca del lavoro, dalla prima idea, passo passo fino alla fine, con gli umori e le idee che lo hanno accompagnato? Forse potrebbe essere non meno “terribile” e aiuterebbe a sentire i contenuti non visivi sottintesi al visivo. Si ricordi che la vocazione per l’arte è un gran dono, che va rispettato e di cui si deve esser coscienti in ogni momento. Le auguro buon lavoro.
I miei più cordiali saluti, anche a sua moglie.

Vittoria Corti 





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