Firenze,
26 luglio 1999
Caro
Cesare Piscopo,
i
suoi lavori mi hanno lasciato una impressione ultra–positiva, superiore ad ogni
aspettativa. Io credo che l’opera d’arte autentica deve essere ricca di
contenuti e in grado di svegliare emozioni in chi la vede, anche se è passato
tanto tempo da quando fu fatta. Oggi si chiama espressionistica una simile
tendenza, ma la vera arte ha sempre e dovunque avuto questa forza. Mi farà un piacere
se potrà mandarmi qualche immagine di suoi lavori (magari qualche vecchio
catalogo che abbia qualche riproduzione). Le mando (a parte) due testi in cui
mi occupo fugacemente di due artisti “forti” del nostro secolo.
Saluti
cordiali, anche a sua moglie, che m’è sembrata dotata della sensibilità e della
intelligenza adatta alla compagna di un
artista.
Vittoria
Corti
Firenze,
14 agosto 1999
Grazie,
caro Piscopo, del quadro che tengo molto caro e, che non ho ancora finito di
leggere, dei testi che mi ha mandato. M’interessa tutto di quel che ha fatto e
di quel che la riguarda, tutto serve per entrare meglio nel suo mondo. I suoi
versi son collegati con la sua pittura. Perché non prova ad accompagnare un
dipinto con una specie di diario (in prosa, perché la prosa ha meno scappatoie)
che contenesse tutta la cronaca del lavoro, dalla prima idea, passo passo fino
alla fine, con gli umori e le idee che lo hanno accompagnato? Forse potrebbe
essere non meno “terribile” e aiuterebbe a sentire i contenuti non visivi
sottintesi al visivo. Si ricordi che la vocazione per l’arte è un gran dono,
che va rispettato e di cui si deve esser coscienti in ogni momento. Le auguro
buon lavoro.
I
miei più cordiali saluti, anche a sua moglie.
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