Caseddra, pajara o
furneddru (caseddha, furneddhu) sono denominazioni locali che si
riferiscono ad un genere di abitazione rurale sparso nelle campagne e lungo le
coste della penisola salentina. In generale la caseddra viene costruita dal contadino del luogo e utilizzata
d’inverno come riparo dagli agenti atmosferici e durante l’estate come dimora
temporanea. Essa viene eretta laddove il suolo si presenta particolarmente
ricco di materiale roccioso sfaldato (la locale pietra viva ) e può essere interpretata come un segnale teso a umanizzare il paesaggio.
Il prototipo
della caseddra è da ricercare,
secondo alcuni studiosi, addirittura nel tipo, risalente ad epoca protostorica,
di abitazione mediterranea. Fenomeni di attardamento e di conservazione sono
possibili, infatti, anche nell’ambito vastissimo dell’architettura popolare.
Per cui la tendenza insita nell’uomo, e particolarmente nel contadino, alla
conservazione del patrimonio culturale e formale ereditato dai padri e la
stratificazione di civiltà unitarie in tutto il Mediterraneo (dal primo
substrato “promomediterraneo” attraverso la civiltà fenicia, greca e romana
fino a quella dell’Islam) spiega il ripetersi di forme e motivi costruttivi e
stilistici anche a grandi distanze di tempo e di spazio. L’architettura popolare
del Mediterraneo è stata sempre caratterizzata da un’estrema semplicità di
linee; dalla prevalenza delle superfici piene sui vuoti; dalla presenza di
scale esterne; dall’uso della falsa cupola; dall’assenza di decorazione
esterna. Caratteristiche che si possono riscontrare nella caseddra del Salento. Anzi , dal punto di vista costruttivo è stata
ammessa, da parte di alcuni studiosi, una certa analogia fra la caseddra e
le pinnette sarde, le casite
istriane, le capanne di pietra (talayots
a pianta circolare o quadrata) delle isole Baleari, alcune costruzioni della
Dordogna, della Navarra, della Catalogna, delle Alpi Liguri, dell’Irlanda,
tutte regioni affini geologicamente o per caratteristiche dello sfaldamento
roccioso.
Fatta questa
premessa, riteniamo opportuno distinguere, nonostante la varietà di forme, due
tipi fondamentali di caseddre: uno a
base e sviluppo quadrangolare, diffuso in prevalenza nella zona del Capo di
Leuca, ed un altro a base e sviluppo circolare, più frequente a Nord di Maglie.
Ambedue i tipi (a volte combinati insieme) si ispirano alle forme geometriche
semplici (il quadrato e il cerchio) da cui si sono sviluppati i tipi più
arcaici di costruzione, la capanna a pianta quadrata o circolare. Lasciamo a
più tardi l’aggancio storico con tale tipo di costruzione primitiva e
analizziamo, nei limiti di questa breve ricerca, la tecnica costruttiva della caseddra.
La caseddra viene eretta di solito sopra
un basamento roccioso, con una profonda muratura inclinata verso l’interno in
modo che il profilo della costruzione risulti troncoconico, se a pianta
circolare, tronco piramidale, se a pianta quadrata.La sua costruzione avviene mediante la
sovrapposizione, senza legante, di pietre che vengono sistemate ad incastro,
con il graduale restringimento del raggio della copertura. All’interno della caseddra
i conci di pietra aggettanti si chiudono in cima (si trovano non raramente
degli orifizi al posto della chiave della cupola)
formando un sistema di copertura a falsa cupola. Nel perimetro interiore, una
serie di nicchie, ricavate nello spessore murario, serviva a diversi usi domestici.
Il bianco dell’intonaco rende più accogliente, pulito e abitabile l’ambiente. La
muraglia esterna dell’edificio è molto spesso avvolta da un gradone di spessore
e altezza variabili, comunque aggirantesi intorno ai due metri per due. Tale
gradone termina in prossimità dell’ingresso, che è un’apertura completata da
una specie di arco oppure da due conci di tufo disposti a forma di v capovolta,
con due opposti sedili in pietra. Una stretta scala esterna, ricavata nella
muratura stessa, sfianca a spirale la costruzione e permette di accedere sulla
terrazza a copertura piana o a cupola depressa. Presso un lato dell’ingresso,
all’aperto, vi si trova quasi sempre un camino domestico, di forma rettangolare
o quadrata, pure in pietra viva; esso
costituisce col prolungamento del muro nel quale è ricavato, una rozza corte o patio antistante l’ingresso. Il patio può anche essere ricoperto da una
fitta serie di canne o da un pergolato. Talvolta tutte le superfici esterne della
caseddra vengono intonacate con
diversi strati di calce in modo da favorire una maggiore igiene, e d’estate, la
riflessione dei raggi solari.
Esiste poi
un tipo di caseddra costituito dall’aggregazione
di più ambienti la cui comunicazione avviene quasi sempre per via esterna. Tali
costruzioni hanno tutte l’ingresso rivolto verso il patio. In generale, l’unica apertura dell’edificio è costituita
dall’ingresso; ma può esservi, specie se la costruzione è tronco piramidale,
una finestrella di forma quadrangolare la cui luce è ridottissima. Un altro
tipo di caseddra, di forme e
dimensioni eccezionali, è quello formato da più gradoni comunicanti fra loro
attraverso una serie di scale esterne. Nell’interno, numerosi vani prendono
luce attraverso strette aperture.
Storicamente,
per quanto riguarda l’utilizzazione di piante a forma quadrata o rotonda,
dobbiamo necessariamente riportarci molto indietro. Escludendo le grotte e
limitandoci agli spazi costruiti, probabilmente la forma più elementare che si
presenta alla mente dell’uomo è quella circolare secondo le due principali
accezioni simboliche della forma rotonda: cerchio magico e rappresentazione
dell’utero materno. Tuttavia non è escluso che la delimitazione dello spazio in
forma quadrata o comunque quadrangolare non sia che un’altra rappresentazione
elementare che l’uomo si fa del proprio ambiente. La pianta circolare diventa
comune nell’età del Bronzo in tutta l’area mediterranea diffondendosi successivamente
presso le popolazioni celtiche della penisola iberica e delle isole
britanniche. Qualche rara costruzione rotonda si trova ancora in Irlanda e
Scozia adibita generalmente a deposito; gli esempi più notevoli si trovano
naturalmente nell’area mediterranea (vedi la tomba a thòlos di Micene e i
nuraghi della Sardegna). La casa a pianta quadrangolare, considerata non più
successiva alla casa circolare ma ad essa contemporanea, facente quindi parte
dei primi sviluppi dell’abitazione umana (struttura in legno o palafitta),
trovò ampia diffusione nel mondo egeo, configurandosi nella forma classica del megaron inserito nei complessi palazziali,
ma anche presente come singolo elemento di casa di abitazione.
Ci sembra
opportuno aggiungere qui tutta la ricca serie di abitazioni mediterranee intonacate
a calce, con vani a forma di cubo e copertura a terrazza o a cupola ribassata,
la cui origine è sicuramente araba. Tale architettura, che costituisce il tipo
popolare e più diffuso della costa meridionale italiana, è quindi per questa
zona facilmente riconducibile ad uno strato culturale posteriore alla invasione
araba.
Si può
concludere questo breve studio affermando che la caseddra, da preservare e tramandare, costituisce, almeno nel
Salento, un raro esempio di architettura popolare da tutelare, la cui
diffusione è stata indice di un profondo e vitale attaccamento dell’uomo verso
il suo ambiente.
Cesare
Piscopo
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