sabato 5 gennaio 2013

Maria Pia Romano. La seducente angoscia dell'arte di Cesare Piscopo







“Difficile dare forma /alle indefinibili vibrazioni /dell’animo (…)” si legge in una poesia di Cesare Piscopo e sono versi che sembrano spiegare suggestivamente la genesi della sua arte: un’arte di guazzi, di toni contrastanti volutamente accostati, di forme deformate, indefinite eppure dinamicamente inquietanti; un’arte, però, sempre profondamente introspettiva. Lo scavo spietato dell’io non sembra spaventare l’autore, anche quando mette a nudo incomunicabilità, desolazione, angoscia: Piscopo si scopre, con i suoi simili, creatura alla continua ed inesauribile ricerca di un’umana armonia, ma ciò piuttosto che farlo scivolare nella disperazione, gli dà un senso di doloroso distacco con cui guardare alla vita. Si esprime sinceramente, con la sicurezza e l’immediatezza del suo gesto creativo, consapevole che le nostre esistenze sono cupe e vuote e sforzandosi di fare arrivare questo messaggio al fruitore.
Già una volta scrissi che l’arte di Cesare Piscopo non è di facile comprensione: è immediato l’impatto cromatico, ma l’essenzialità schietta e angosciante delle figure che animano i suoi dipinti risulta inquietante. Non c’è gioia di vivere, ma il desiderio prepotente di “venire fuori” dalla carta e dal gioco incompiuto del pennello che le ha generate lasciandole senza mani, senza occhi, senza felicità. Personaggi che si agitano, si contorcono senza trovare pace: “Volti e corpi, dai tratti grotteschi e caricaturali, rappresentano un’umanità primordiale, desolata, vanamente alla ricerca di armonia, di perfezione”, scrive l’autore spiegando la sua arte espressionistica.
Piscopo si dichiara prevalentemente pittore ed ammette di dedicarsi alla poesia solo marginalmente, ma, leggendo il suo libro “Dal profondo Sud” siamo rimasti incantati dalla sua capacità di esprimersi per immagini, dono magnifico della poesia contemporanea, dalla sua essenzialità espressiva, dall’autenticità della sua ispirazione: “Realizzo sognando e sogno realizzando” si legge in un suo componimento e questa ci sembra la più bella dichiarazione d’amore all’Arte e alla Vita. La vita che è angoscia, inquietudine, ma che è bella d’amare giorno per giorno, in tutta la sua sconcertante originalità. Al di là di tutte le forme inquietanti dei suoi dipinti, Cesare Piscopo mi appare innamorato della vita perché sa, a mio avviso, che la vita è un mistero da vivere e da apprezzare comunque.


Maria Pia Romano (Da Notes - luglio 1998) 





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