“Difficile
dare forma /alle indefinibili vibrazioni /dell’animo (…)” si legge in una
poesia di Cesare Piscopo e sono versi che sembrano spiegare suggestivamente la
genesi della sua arte: un’arte di guazzi, di toni contrastanti volutamente
accostati, di forme deformate, indefinite eppure dinamicamente inquietanti; un’arte,
però, sempre profondamente introspettiva. Lo scavo spietato dell’io non sembra
spaventare l’autore, anche quando mette a nudo incomunicabilità, desolazione,
angoscia: Piscopo si scopre, con i suoi simili, creatura alla continua ed
inesauribile ricerca di un’umana armonia, ma ciò piuttosto che farlo scivolare
nella disperazione, gli dà un senso di doloroso distacco con cui guardare alla
vita. Si esprime sinceramente, con la sicurezza e l’immediatezza del suo gesto
creativo, consapevole che le nostre esistenze sono cupe e vuote e sforzandosi
di fare arrivare questo messaggio al fruitore.
Già una
volta scrissi che l’arte di Cesare Piscopo non è di facile comprensione: è
immediato l’impatto cromatico, ma l’essenzialità schietta e angosciante delle
figure che animano i suoi dipinti risulta inquietante. Non c’è gioia di vivere,
ma il desiderio prepotente di “venire fuori” dalla carta e dal gioco incompiuto
del pennello che le ha generate lasciandole senza mani, senza occhi, senza
felicità. Personaggi che si agitano, si contorcono senza trovare pace: “Volti e
corpi, dai tratti grotteschi e caricaturali, rappresentano un’umanità
primordiale, desolata, vanamente alla ricerca di armonia, di perfezione”,
scrive l’autore spiegando la sua arte espressionistica.
Piscopo si
dichiara prevalentemente pittore ed ammette di dedicarsi alla poesia solo
marginalmente, ma, leggendo il suo libro “Dal profondo Sud” siamo rimasti
incantati dalla sua capacità di esprimersi per immagini, dono magnifico della
poesia contemporanea, dalla sua essenzialità espressiva, dall’autenticità della
sua ispirazione: “Realizzo sognando e sogno realizzando” si legge in un suo
componimento e questa ci sembra la più bella dichiarazione d’amore all’Arte e
alla Vita. La vita che è angoscia, inquietudine, ma che è bella d’amare giorno
per giorno, in tutta la sua sconcertante originalità. Al di là di tutte le
forme inquietanti dei suoi dipinti, Cesare Piscopo mi appare innamorato della
vita perché sa, a mio avviso, che la vita è un mistero da vivere e da
apprezzare comunque.
Maria Pia Romano (Da Notes - luglio 1998)
Nessun commento:
Posta un commento