Negli spazi tra la Pinacoteca, l'atrio della Pro Loco (Palazzo Vinci), la Chiesa dell'Immacolata e il cortile di Palazzo Fai, sarà possibile visitare una mostra dal titolo Interno notte Esterno notte: l'Eco delle Veneri, nella quale saranno presenti le opere/ambientazioni dei seguenti artisti: C. Capone, A. De Paola, A. Martinucci, E. Mastria, C. Piscopo, P. Pitardi, R. Puce, A. Romano. Promotrice della mostra è Gianna Serio; coordinatore Luigi Rigliaco di Art&Ars.
Il tema della mostra nasce da un'idea progettuale che tiene conto delle peculiarità "interne" al territorio: l'importanza storica della Grotta delle Veneri nella quale sono state rinvenute le due altrettanto importanti sculturine in osso, raffiguranti la figura femminile, in qualità di simbolo della fertilità. Con i linguaggi dell'arte contemporanea si è inteso lavorare intorno all'eco simbolica delle Veneri, riattualizzandone la valenza di custodi della casa, creando un'interazione con il luogo/eco affinchè ne scaturissero sfumature attuali sul concetto di ospitalità e accoglienza.
In una accezione a noi più vicina in che modo può ancora tradursi la "funzione" delle Veneri? Tenendo aperta la dinamica dell'accoglienza. Accoglienza qui sta per portare dentro il luogo il piacere della bellezza e della riscoperta del coinvolgimento, intorno a linee morbide e fluide, circolari. L'accoglienza passa nella veicolazione degli oggetti dal loro uso quotidiano sino alla loro estensione simbolico-rituale.
Gli elementi dell'arte, dal colore alle materie alle forme, nel gioco dell'eco tra interno ed esterno intessono con il luogo creazione un legame compositivo nel quale bellezza e il mito si ospitano a vicenda.
Interno notte Esterno notte: l'Eco delle Veneri potrebbe essere intesa come una metafora sia rispetto alla valorizzazione del genius loci che alla semplicissima legge dell'esistere, per la quale senza lo scambio dell'eco tra interno ed esterno non accade nulla, né all'uomo né all'universo.
Gli artisti, nella loro diversità stilistica, hanno creato delle ambientazioni, non limitandosi a produrre oggetti di visione, ma ricreando l'eco della presenza delle Veneri come portatrici di forme che si rigenerano.
Cesare Piscopo affronta L’Eco delle Veneri proponendo una soluzione che contempli più
linguaggi: scrittura-scultura-pittura. Per il senso di ospitalità rende omaggio
alle donne con le sue poesie, sospese a dei fili su uno sfondo azzurrino di
tulle, tra piccole pietre.
Già in questo
allestimento sono evocate le Veneri; dal colore, dalle pietre forate nel
centro. Sul pavimento con altre pietre Piscopo modella il profilo di un corpo
ancestrale. Come l’autore stesso spiega, ha scelto le pietre per dare incidenza
all’uso che di queste se ne può fare, da materiali di offesa o di morte, qui si
trasformano in elementi che raccolgono la vita.
Il dialogo con gli elementi primigeni continua, con l’uso della terra,
con la quale Piscopo compone il ventre fiorito, intorno al quale colloquiano
delle sculture di terracotta policroma. Sulle pareti la riproposizione
pittorica delle Veneri in forma più verosimigliante.
Angela Serafino (tratto da Interno notte Esterno notte: l’Eco delle Veneri. Parabita; Pinacoteca
Enrico Giannelli. Arte in Parabita;
28 agosto – 3 settembre 2005).
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