sabato 5 gennaio 2013

Maria Pia Romano. Cesare Piscopo e l'intensità del Salento






Pennellate dense, accese, vibranti, alternate a suggestivi colpi di spatola per raccontare, nella sconcertante vitalità del cromatismo, nel pulsante ritmo delle sovrapposizioni e degli intrecci, nella semplicità disarmante dei soggetti, la storia di un amore-passione. Lo si sente gemere e gridare, poi inebriarsi d’oblio e gioia d’esistere: è un amore che sembrava sopito ed è rinato, vivido e vero, irrefrenabile e stregante, così struggente da vivere, così ricco da esprimere. Quest’amore che non si controlla, che indomito e selvaggio entra nel cuore e s’impossessa di lui senza via di scampo; quest’amore che è tutto da vivere e da gustare, nell’ebbrezza di un sogno riscoperto; quest’amore che tormenta, perseguita, che appaga e fa gioire, è tutto lì: nella magia di un olio su tela. Con fervore Cesare Piscopo si è dedicato negli ultimi mesi a raccontare in versi di colore e spatola il suo legame col Salento: terra audacemente bella nell’intensità dei suoi scorci, nella prepotenza della sua voce che non si genuflette dinanzi al cammino della civiltà, ma pare urlare e cantare, oggi come ieri, dalle pietre arse dal sole e dai tronchi contorti degli ulivi secolari, dall’onda che s’infrange sulla scogliera e dagli anfratti misteriosi della sua costa. Profondamente commosso dalla voce del suo Sud, Cesare Piscopo ci regala suggestivi momenti inebriandosi del sortilegio atavico che si respira nella luce e nei colori di questa terra in cui risuonano mistiche le sonorità della pizzica-pizzica, mentre gli animi si contorcono e si dimenano. Sembrerebbe disorientare il repentino cambiamento del Piscopo, ma basta leggere le parole di Nicola G. De Donno che dice che “Il travaglio della ricerca non è stato finora breve, e continuerà, credo, quanto continuerà per Piscopo il dipingere, cioè tutta la vita” ed afferma, poi, che il tema del paesaggio non è affatto nuovo in lui, ma già nel 1971 Cesare Piscopo dedicò una mostra personale all’amore per la natura premettendo una dichiarazione di poetica figurativa. Confermandoci di una personalità eclettica e complessa, ma profondamente sensibile ed innamorato allo spasimo delle sensazioni che la vita ci regala. Cesare Piscopo si ripropone con la sobrietà e l’eleganza che gli sono proprie, inserendo nel suo nuovo catalogo alcuni dei suoi brevi e preziosi componimenti in versi e senza dilungarsi in interminabili e superflui “cenni biografici”, ma avendo cura di riportare solo le esposizioni più recenti . Suggestiva la presentazione di De Donno “Nota breve sulla ricerca pittorica e la utopia edenica di Cesare Piscopo”; molto coinvolgente e sentita quella di Maria Rosaria Pascali “Cesare Piscopo: ad pingendum vocatus”. Sono rimasta sinceramente colpita nel leggere le parole della dott.ssa Pascali e le faccio i miei più sinceri complimenti  per le sue doti espressive, che non partono dalla penna, ma dai meandri del cuore.

Maria Pia Romano (Da Notes,1999)










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