martedì 29 gennaio 2013

Maria Pia Romano. Cesare Piscopo ed il Salento: un amore-passione






“Olivi verdeggianti nascono dal mare/e le compatte pietre/saldate dal tempo/nutrono il ventre/di antiche lucertole/Ascolto misteriose voci/ che scavano caverne/e osservo l’onda/che annega i desideri/Assorto/rimiro il Salento/dalla finestra disegnata dal sole”: nella suggestione di queste vivide immagini, che si snodano intrigantemente verso dopo verso, racchiudendo polposi campi semantici, c’è l’estatica dichiarazione d’amore di Cesare Piscopo alla sua terra. Terra magica e vera, bella e selvaggia, prepotentemente audace nell’intensità dei suoi scorci, dei suoi profumi, del suo umido scirocco; assortamente poetica nell’impalpabile immobilità che la avvolge nella calura estiva, immergendola in rarefatte atmosfere senza tempo e confini. La poesia “Salento”, è essenziale per entrare nel rapporto fra il pittore-poeta salentino con la sua terra: non c’è solo attonita contemplazione, ammirazione sconfinata, legame affettivo, ma c’è qualcosa in più che arriva direttamente al cuore del fruitore catturandolo di slancio. E’ qualcosa che pervade l’incisivo spazio della tela in cui tonalità profonde si mescolano a lucide vibrazioni di rosa e di bianco, trionfano il giallo oro e l’arancio intenso in voluttuose stesure e passionali spatolate, in cui il bruno caldo si accosta al luccichio delle cromie più accese. Qualcosa che avvolge ed incanta al primo sguardo e che rende la poesia di Cesare Piscopo nitida immagine visivamente ritmata dal fluire del verso, la sua arte figurativa assorta dimensione poetica da gustare emozionandosi. E questo qualcosa è l’amore-passione di Piscopo per il Salento: ogni fibra del suo vibratile cuore pulsa all’unisono con il cielo ed il mare e, quando egli prende il pennello, non dipinge ciò che vede ed osserva, ma ciò che sente scorrere nelle sue vene. Più che un legame inscindibile, si scorge nel rapporto Piscopo-Salento una sorta di simbiosi osmotica: nell’onda che s’infrange nell’estasi del paesaggio del Ciolo, nei colori incantevoli del tramonto sulla costa salentina, nei tratti di scogliera che si spingono fino all’estrema propaggine di Leuca, c’è Piscopo stesso che sussulta, geme e si crogiola, vivendo ciò che ci racconterà con i suoi colori una volta ritornato uomo. Un amore-passione quello di Cesare Piscopo con il Salento che, ora è abbraccio sensuale, ora fusione voluttuosa, ora sublimata idealizzazione per rendere palpabile l’incanto profondo che dimora nel cuore.


Maria Pia Romano (Notes,1999)







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