domenica 30 giugno 2013

Cesare Piscopo. Il mare dell'amore









Il mare è
un riflesso ondulato
del cielo
e la spiaggia
un nido di messaggi

Parlano ancora di te
le viole profumate?





Appare sul mare la luna
La notte dissolve una luce riflessa 
e smorza l’eco di una voce che urla
TI AMOOOOOOOOOOOOOOOOOO





Molto ci unisce
poco ci divide

Se fissandoci negli occhi
entrambi avanziamo
annulleremo il vuoto
e i nostri corpi convergeranno
in un piccolo grande bacio d’amore

 


 
Ti porterò al mare
di notte

Osserveremo onde silenziose

Poserò le mie mani
sui tuoi fianchi
sfiorerò i tuoi capelli
leggeri

Saremo acqua e roccia e
nuvole sovrapposte

Poi guardando nulla
penseremo a nulla
e d’amore ci ubriacheremo





Il tuo corpo riflette la bellezza
dell’anima

Armoniosa sintesi tesa ad arco

Sognare di esser freccia attraversare
spazi illimitati

Cavalcare nuvole contemplando un mare
non d’acqua né d’oro
ma come te soltanto d’amare






I tuoi occhi
battiti d’ali
profondità terrestri
infiniti orizzonti

Proteggono da sguardi indiscreti
pensieri ardenti

Abbattono ogni residuo
di indecisione

Io mi faccio fiore
roccia
e poi acqua di mare

Soltanto per te
Solo per amore






Se domando cos’è il mare
tu mi risponderai
il mare è
spirito
libertà
infinito
amore

Se chiedo cosa nasconde il mare
tu mi dirai
forse nulla
tutto
chissà

La verità





Nulla vi è all’orizzonte
che non evochi qualcosa di te

La bianca distesa di nuvole
il tuo soffice sorriso
le onde del mare
il loro ritmico vagare
il suono melodioso
il tuo corpo sensuale

Frazioni di tempo
grovigli intensi e
passioni ardenti





Tutto tace
mentre ascolto il mare
e i chiassosi tumulti del mio cuore

Direpensarefare
esistono solo in un senso

Io ti voglio
io ti penso





Attimo dopo attimo
l’inafferrabile presente
Ho smarrito la ragione
vivendo
o forse ho ritrovato amando
la ragione di vivere
Arde di una possibile armonia
un desiderio struggente





Ti amo fino al punto
di scambiare i tuoi silenzi
per messaggi d’amore

Sospesa come foglia d’autunno
ad un pallido sole
Distesa come sirenetta
tra le docili onde del mare
Tu che abiti la mente
e divori il mio cuore
Dove sei anima mia?





Cerco una donna
che mi faccia innamorare
Una musa
per la mia ispirazione
Cerco una donna d’amare
Amare significa vivere?
Cerco una donna
che mi faccia capire
la realtà delle cose e
che mi sappia restituire
la bellezza nascosta del mondo
Cerco una donna
da venerare
Cerco una donna
da pensare
a cui possa naturalmente e
semplicemente dire
ti amo







Cesare Piscopo (dalla raccolta: Il mare dell'amore-2006)
Tutti i diritti riservati




martedì 11 giugno 2013

Vicenzo Ciardo. Appunti sulla pittura meridionale






Gli artisti del Meridione sono stati in genere più guardinghi nei confronti degli indirizzi di avanguardia e questo può anche spiegare la lentezza, o ritardo, nei movimenti della pittura, da Napoli in giù, nell’ultimo cinquantennio. A ben guardare ciò ha una sua logica. Se ci soffermiamo a considerare il corso della pittura napoletana dal Seicento in poi, un dato costante si pone subito alla nostra attenzione. Cioè il persistere di una sentita adesione alle suggestioni della natura, che specialmente nella pittura di paese trovò nel passato le sue espressioni più felici…Dal Seicento ad oggi questo ideale legame dell’artista col mondo della natura è stato sempre presente ed attivo, salvo la parentesi dell’influenza di forme straniere che, per poco, ne modificarono il corso.
E’ significativo che siano sempre i valori poetici della vita e della realtà a stimolare le ispirazioni degli artisti meridionali, a sollecitarli nei momenti di crisi e ristabilire i legami col proprio passato.

Cominciare col considerare la realtà non più un punto di arrivo, bensì necessario alimento di una visione il più possibile affrancata dalla servitù del vero.

Vincenzo Ciardo (Gagliano del Capo, 1894 - 1970)






lunedì 10 giugno 2013

Cesare Piscopo. I miei mostri




Cesare Piscopo  
I MIEI MOSTRI  





Mostra antologica   Palazzo D’Elia   Casarano 1999





Questa mostra si propone di illustrare un percorso produttivo di dipinti e disegni
da me realizzati fra il 1989 e il 1999, il cui comune denominatore è rappresentato 
dalla figura umana.
Il mio è stato un viaggio all’interno dell’uomo, alla ricerca di quel “lato nascosto”
della natura umana, a volte sconcertante ed imprevedibile, in cui si addensano le 
disarmonie, le contraddizioni e la frammentarietà che caratterizzano il mondo in cui 
viviamo.

“Nato come mancanza, cicatrice aperta sin dal suo primo porsi, morso da un 
desiderio che non avrà mai la soddisfazione finale, condannato a mascherarlo
attraverso il gioco dei travestimenti simbolici, l’uomo è segnato da quell’errore
che lo dispone alla morte e celebra la costitutività della morte in ogni suo gesto”
(J. Derrida).








(Dal catalogo della mostra di Cesare Piscopo I miei mostri; 
Palazzo D’Elia - Casarano, 1999)



Tutti i diritti riservati