domenica 17 marzo 2013

Giuseppe Piscopo - Cenni biografici






Giuseppe Piscopo è nato a Galatina nel 1915 ed ivi ha frequentato gli studi classici, laureandosi in Scienze Naturali a Napoli nel 1940.
Dopo la guerra, alla quale partecipa, insegna per vari anni nei Licei Classici terminando poi la sua carriera come Preside di Scuola Media.

Fin da da giovane ha coltivato una grande passione per l’arte, soprattutto la scultura e la pittura. Un vasto interesse ha nutrito anche per l'antiquariato, l’archeologia e la speleologia (è stato l’autore del rinvenimento di due piccole sculture denominate “Veneri di Parabita”, del Paleolitico superiore). Nel 1957 crea una piccola Scuola d’Arte, aperta a tutti i giovani e gratuita, quella che poi diventerà l’odierno Istituto d’Arte di Parabita.

In questi anni non ha mai trascurato la sua attività artistica, anche se talvolta isolata e nascosta. Ha partecipato alla 7 Quadriennale d’Arte di Roma e ad altre mostre di carattere nazionale. Molte sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche.
Fa una scultura figurativa servendosi di ogni tipo di materiale nuovo e vecchio, dalla pietra all’argilla, dal cemento al gesso, al legno, alla carta, al ferro, alla ceramica.




giovedì 14 marzo 2013

Rocco Coronese. La mia ricerca artistica




La mia è ricerca negli spazi reali in cui naturalmente coesistono ipotesi che diventano immagini, gesti che producono segni, oggetti e soggetti insieme di una azione che si realizza. Tutto è in moto all'interno di una scansione regolare di segni trovati. Non c'è, nè può esservi, perfetta identità tra un segno e un altro, fra un gesto e il successivo, anche se persiste il rigore di una regola, che non può essere smentita: come nella natura, c'è ripetitività nella diversità costante. Così come la natura non conosce monotonia nella sua compiuta creatività perenne, allo stesso modo non è monotona, non è meccanica, la ripetizione del gesto vissuto nell'invenzione e reso concreto dal gesto della mano. Penso al lavoro del contadino che fa i segni sulla terra. C'è, nell'elemento in sé, una polivalenza di presenze; e questa si riflette nell'insieme che scaturisce dalle relazioni che si stabiliscono tra singoli elementi. C'è l'urto dell'imprevedibilità, la sorpresa di realtà contrapposte, la tensione che si materializza in un taglio, in una piegatura, non casuali, che ribaltano in un gesto la natura quale appariva irrivelata, ma che invece pre-esisteva e andava trovata nella sua forma originale, identificata nel suo spazio indivisibile. I materiali, la loro natura, le loro mutazioni e trasformazioni possibili sono per me fondamentali alla determinazione della forma. Le premesse enunciate sono alla base del mio lavoro di pittore e scultore con una incidenza fondamentale sulla mia attività di grafico per la comunicazione. Marchi, manifesti, e ogni altro progetto grafico, hanno sempre una costante nella definizione della sintesi qualitativa della forma, che nasce da regole legate alla geometria, le quali non sono meccanicamente applicate, ma attraversate in una dinamica strutturale, visuale, e percettiva. Ho sempre cercato una visione complessiva e un collegamento concettuale tra i diversi aspetti del mio lavoro in cui l'articolazione, l'organizzazione e la definizione della forma avesse poi una immediatezza percettiva dovuta al processo ideativo e progettuale proprio, rivolto alla spoliazione di tutti gli elementi non necessari alla compiutezza formale e comunicativa. Il valore della geometria a base di tutto; anche quando sembra che da essa ci si allontani per esplorare altri eventi, informa sempre il pensiero di ordine, e ne costituisce una costante concettuale e operativa.


Rocco Coronese (Dal catalogo della mostra di Rocco Coronese, tenuta a Ferentino dal 23 aprile al 15 maggio 1994).









giovedì 7 marzo 2013

Cesare Piscopo. Appare sul mare la luna










Appare sul mare la luna
La notte dissolve una luce riflessa
e smorza l’eco di una voce che urla
ti amooooooooooooooooooooo



Tema ricorrente nella mia pittura è il paesaggio salentino, quello ‘mitico’, costituito soprattutto da acqua e roccia: una natura spoglia in cui l’uomo (l’artista) è presente con la forza del sentimento, con le sue inquietudini esistenziali, partecipe del respiro cosmico.

Ricco di contrasti cromatici dovuti alla intensa luce del giorno, oppure immerso nella semioscurità lieve e modulata del crepuscolo o, più autentico e vero di notte, quando le forme si dissolvono in uno spazio che si spalanca verso l’universo indefinito e illimitato, il paesaggio salentino suscita in chi l’osserva forti emozioni e passioni violente.
I miei dipinti, nati da una serie di schizzi eseguiti sul posto, dal ricordo o dal suggerimento della fantasia, non sono vedute o panorami nel senso classico, piuttosto esprimono la mia volontà di entrare in una specie di contatto spirituale con i luoghi: resi essenziali e trasfigurati ma ancora riconoscibili, anche nelle interpretazioni più astratte, laddove sono i valori di spazio, luce e colore ad essere protagonisti assoluti.

La spatola è in generale lo strumento che mi permette di trasformare i colori in una materia ‘viva’, densa e stratificata, che riflette e supera, al tempo stesso, l’esperienza sensibile.


Cesare Piscopo (introduzione alla mostra personale di Cesare Piscopo, tenuta presso la Biblioteca Comunale di Tricase;14-24 agosto 2003).











Appunti critici sulla pittura di Luigi Gabrieli





Se Vincenzo Ciardo  ha scoperto di questa terra del Capo l’ardente fissità, l’arido disordine, Luigi Gabrieli ce ne rivela la profondità dei silenzi nell’avanzare cauto dell’ombra, dove annegano gli ultimi gridi ossessivi del cuore.

Vittorio Bodini





I paesaggi di Luigi Gabrieli sembrano intesi a scoprire e rivelare quasi un senso metafisico della natura di questo Salento dovizioso di motivi segreti.

Luigi Flauret





Nelle opere di Luigi Gabrieli colpisce il rifiuto di ogni convenzionalità. La sua pittura è un affiorare di emozioni essenziali, un richiamo continuo alle ragioni della materia che esige di essere ricreata, inventata, proclamata…Una pittura espressione di un messaggio esistenziale, una disperata passione per il paese, la contemplazione del cosmo per carpire un momento da consegnare alla tela come momento di magia. Ecco quindi che la pittura di Gabrieli diventa la storia della felice captazione di un attimo fuggente di luce: non dell’eterno, ma del fuggevole e del possibile.

Franco Silvestri 

mercoledì 6 marzo 2013

Cesare Piscopo. Realtà e visione





Siamo fatti della stessa materia dei sogni 
  W. Shakespeare



Nella mia recente produzione pittorica sono interessato soprattutto a dare ‘forma’ ad un contenuto essenziale della Natura (il fondo primitivo da cui hanno origine esseri e cose), in una sorta di panica immedesimazione. In sostanza io miro ad esprimere, in strutture vaghe ed allusive, le emozioni suscitate dagli aspetti naturali, sostituendo alla rappresentazione diretta e ben leggibile del motivo una sua emblematica, liberissima rievocazione.
Nelle mie composizioni il colore ha valore di spirito e materia al tempo stesso. Esso, oltre a trasmettere emozioni e sensazioni, ha una molteplice funzione: sono soprattutto le variazioni cromatiche a suggerire le forme indeterminate), lo spazio (in espansione), il movimento vitalità) e l’intensità della luce (che raggiunge nel bianco valori assoluti).
Tracce di informale sono visibili nell’opera, molte di esse riconducibili ad un aspetto non trascurabile del mio procedimento: l’imprevedibilità. La concezione del quadro, la sua configurazione ‘finale’, può sorgere unicamente durante le fasi del lavoro. Già Klee aveva intuito e scritto che “Ogni buona costruzione non è l’ultima, è un campo di tensioni su cui viene collocata l’incognita X”.
Così nel mio dipinto, fissata l’idea, tento di cogliere nella spontaneità dell’azione il punto di equilibrio fra la rappresentazione del reale e l'espressione di una visione interiore, fra razionalità e casualità, fra passato (memoria) e futuro (immaginazione).
In questo accadimento, in armonia con l’universo, l’inesprimibile può essere espresso, l’incomunicabile comunicato.

Cesare Piscopo (2000)











Raffaele Polo. Cesare Piscopo - Dal profondo Sud





Abbiamo conosciuto Cesare Piscopo come pittore. Dopo, soltanto dopo, lo
abbiamo scoperto poeta, proprio attraverso questa sua recentissima raccolta 
“Dal profondo Sud” con prefazione di Mario De Marco e progetto grafico dello stesso autore. Le poesie raccolte nell’agile volumetto, edito dalle Grafiche Panico di Galatina, sono trenta e certamente leggibili e comprensibili – doti non sempre
evidenti nella produzione poetica contemporanea – aiutano a comprendere
l’animo del poeta, che tenta una difficile operazione di coagulo e coesistenza tra i
‘topoi’ legati alla nostra terra e le introspezioni che provengono da chi vive una
realtà contemporanea legata all’osservazione ed alla constatazione dei limiti e
delle contraddizioni del mondo che ci circonda. Piscopo, vena romantica ma con i
piedi per terra, riesce sovente a colpire per la sua capacità di sintesi ed analisi,
divertendosi anche (Don Chisciotte) e ammonendo (Non si apprezza ciò che non si conosce) perché non ci lasciamo sopraffare dalla quotidianità (Trecentosessantasei albe, Silenzio, Realtà). Ma, al contrario, per stimolarci a trovare ciò che c’è di buono (Vivere, Abbozzo immaginario) e non rinunciare a tutto quello che è dentro di noi. Dal profondo Sud, insomma, ci vengono le sollecitazioni, le ‘indefinibili vibrazioni’ che sono la sostanza della poetica di Piscopo.

Raffaele Polo, 1998