Un quadro è un frammento visibile dell’anima, un pezzo irregolare di specchio che riflette in modo parziale e sfumato i sentimenti che non prendono forma e consistenza, ma restano vaghi e indefiniti, aleatori e casuali. Quando un artista si mette davanti ad una superficie pittorica, ha di fronte a sé una dimensione vuota, che risucchia in maniera centripeta la luce e il buio, la materia e l’antimateria. L'abilità dell’artista sta proprio nell’invertire la forza di attrazione e nel fare uscire dalla tela o dalla carta l’invisibile, l’innominabile, l’inconoscibile, ricorrendo ad una forza centrifuga che materializzi i sentimenti e dia sostanza alle immagini proteiformi che vagano nell’inconscio alla ricerca di una identità, mediante un processo che arreca tormento ed estasi, gioia e dolore, delusione e felicità.
Ed è con
questo stato d’animo che Cesare Piscopo, nella sua più recente produzione
pittorica, affronta la marea bianca della carta (o della tela) e da essa trae
figure come in sogno, figure in attesa, pronte a venir fuori dalla grezza
materia, a prendere colore e a urlare la loro disperazione. Emblematica a
questo proposito una sua poesia, Attesa,
tratta dalla recente pubblicazione Dal
profondo Sud:
Ombre in fuga
verso il paese
Volti di
pietra
plasmati dal
sole
Fiori che
gridano
Il loro
dolore
Come non
riconoscere in questi versi l’arte di Cesare Piscopo? Infatti i visi delle
donne dipinti dall’artista sembrano scavati nella pietra, tormentati e
angosciati da paure ancestrali e dal timore di un futuro privo di umanità e
dominato dal caos dell’incertezza e della bestialità. In quei volti e in quei corpi
si possono percepire le pulsioni dell’anima e le inquietudini oscure della
mente. Molteplici sentimenti si accumulano per dare vita e, quindi, forma all’inespresso
e all’inesprimibile. Quelle figure sembrano contenere una vitalità prorompente
limitata da un corpo-prigione che impedisce ai veri sentimenti di emergere.
Così le sue creature si rinchiudono in sé stesse, rifiutandosi di comunicare, di emanare il
primitivo fluido che esiste in ogni essere vivente. E’ come se Piscopo riuscisse
a fotografare l’aura dell’anima con la tecnica Kirlian, mettendo a nudo non la
fisicità, la corporeità, ma l’immateriale, il non visibile. Le ombre in fuga della
poesia non sono altro che le donne raffigurate nei suoi dipinti, “volti di
pietra” e fiori disfatti, prive di sensualità e dalle fattezze vaghe e incerte,
come viste attraverso un vetro smerigliato che le sforma e le deforma. Sono le
donne di un Sud ancorato alle tradizioni, che relegano la figura femminile nel
limbo dell’anonimato e dell’indifferenza. Sono donne che “urlano” e chiedono la
possibilità di vivere un’esistenza visibile e perfetta. Inquietudine esistenziale
e protesta sociale si fondono insieme nei quadri di Piscopo che colloca l’immagine
femminile dai colori forti in un’atmosfera cupa e oppressiva che accentua le
distorsioni formali e utilizza il germogliare della donna-fiore-lemure
pietrificato.
Persino nei
paesaggi c’è una forte esigenza di sfuggire da una dimensione spaziale e
temporale ben precisa, vi è un identificarsi con gli alberi, anzi un prendere
vita dagli alberi stessi. Si avverte la suggestione di una metamorfosi di anime
per implorare un gesto di indulgenza nella disperazione esistenziale, un “momento
aurorale” di rinascita, anzi di nascita per divincolarsi dal groviglio
avviluppante del vago.
Naturalmente
la mia è solo una chiave di lettura della weltanschauung di Cesare Piscopo, un’interpretazione
parziale, che suggerisce un percorso, un itinerario probabile, ma non la strada
certa. Per questo motivo ho pensato di porre alcune domande all’artista che
così potrà esplicitare le sue idee.
*Come
considera la sua arte?
-Come un
albero le cui radici rappresentano la realtà , il fusto e i rami la mia sensibilità,
le foglie il prodotto artistico finale.
*Mario De
Marco nella presentazione di apertura della mostra di Lecce ha parlato di una
sorta di “trance” alla base del suo modo di fare arte. E’ d’accordo con questa
interpretazione?
-Sono d’accordo,
a patto che si tenga in giusto conto anche il lavoro preparatorio e l’intervento
del controllo razionale necessario per “completare” l’opera.
*Perché lei, spesso, contorna le sue donne nude con linee nere ben marcate, mentre poi non le caratterizza con elementi fisici ben definiti?
*Perché lei, spesso, contorna le sue donne nude con linee nere ben marcate, mentre poi non le caratterizza con elementi fisici ben definiti?
-Le linee di
contorno, quando sono presenti, tendono a catturare il perenne fluire delle
forme.
*Quali
significati assumono, per lei, gli “spazi aurorali” presenti nei suoi paesaggi?
-Esprimono la
speranza di una convivenza più equilibrata ed armoniosa fra l’uomo e la natura.
*Quali
possono essere gli sviluppi futuri della sua arte?
-Un riflesso
sempre più puro di ciò che osservo, penso e sogno.
Per
concludere, vorrei citare una poesia dell’artista, particolarmente
significativa in quanto compendia la sua visione dell’arte:
Difficile
dare forma
alle indefinibili
vibrazioni
dell’animo
Ho provato
ad abbozzare
una traccia
traiettoria del
mondo
Nessun commento:
Posta un commento