Abbiamo conosciuto Cesare Piscopo come pittore. Dopo,
soltanto dopo, lo
abbiamo scoperto poeta, proprio attraverso questa sua
recentissima raccolta
“Dal profondo Sud” con prefazione di Mario De Marco e progetto grafico dello stesso autore. Le poesie raccolte nell’agile volumetto, edito dalle Grafiche Panico di Galatina, sono trenta e certamente leggibili e comprensibili – doti non sempre
“Dal profondo Sud” con prefazione di Mario De Marco e progetto grafico dello stesso autore. Le poesie raccolte nell’agile volumetto, edito dalle Grafiche Panico di Galatina, sono trenta e certamente leggibili e comprensibili – doti non sempre
evidenti nella produzione poetica contemporanea – aiutano
a comprendere
l’animo del poeta, che tenta una difficile operazione di
coagulo e coesistenza tra i
‘topoi’ legati alla nostra terra e le introspezioni che
provengono da chi vive una
realtà contemporanea legata all’osservazione ed alla
constatazione dei limiti e
delle contraddizioni del mondo che ci circonda. Piscopo,
vena romantica ma con i
piedi per terra, riesce sovente a colpire per la sua
capacità di sintesi ed analisi,
divertendosi anche (Don Chisciotte) e ammonendo (Non si
apprezza ciò che non si conosce) perché non ci lasciamo sopraffare dalla
quotidianità (Trecentosessantasei albe, Silenzio, Realtà). Ma, al contrario, per stimolarci
a trovare ciò che c’è di buono (Vivere, Abbozzo immaginario) e non rinunciare a tutto
quello che è dentro di noi. Dal profondo Sud, insomma, ci vengono le sollecitazioni,
le ‘indefinibili vibrazioni’ che sono la sostanza della poetica di Piscopo.
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