mercoledì 6 marzo 2013

Cesare Piscopo. Realtà e visione





Siamo fatti della stessa materia dei sogni 
  W. Shakespeare



Nella mia recente produzione pittorica sono interessato soprattutto a dare ‘forma’ ad un contenuto essenziale della Natura (il fondo primitivo da cui hanno origine esseri e cose), in una sorta di panica immedesimazione. In sostanza io miro ad esprimere, in strutture vaghe ed allusive, le emozioni suscitate dagli aspetti naturali, sostituendo alla rappresentazione diretta e ben leggibile del motivo una sua emblematica, liberissima rievocazione.
Nelle mie composizioni il colore ha valore di spirito e materia al tempo stesso. Esso, oltre a trasmettere emozioni e sensazioni, ha una molteplice funzione: sono soprattutto le variazioni cromatiche a suggerire le forme indeterminate), lo spazio (in espansione), il movimento vitalità) e l’intensità della luce (che raggiunge nel bianco valori assoluti).
Tracce di informale sono visibili nell’opera, molte di esse riconducibili ad un aspetto non trascurabile del mio procedimento: l’imprevedibilità. La concezione del quadro, la sua configurazione ‘finale’, può sorgere unicamente durante le fasi del lavoro. Già Klee aveva intuito e scritto che “Ogni buona costruzione non è l’ultima, è un campo di tensioni su cui viene collocata l’incognita X”.
Così nel mio dipinto, fissata l’idea, tento di cogliere nella spontaneità dell’azione il punto di equilibrio fra la rappresentazione del reale e l'espressione di una visione interiore, fra razionalità e casualità, fra passato (memoria) e futuro (immaginazione).
In questo accadimento, in armonia con l’universo, l’inesprimibile può essere espresso, l’incomunicabile comunicato.

Cesare Piscopo (2000)











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