La produzione pittorica di Cesare Piscopo annovera oltre un
trentennio di attività sempre animata dal demone della ricerca che, se pur si è
inscritta e si inscrive nell’ambito di alcune espressioni artistiche “moderne”, appare sicuramente connotata da un coerente spirito
anticonvenzionalistico. Il retroterra del pittore di Parabita è documentato
dalle autorevoli annotazioni critiche di Aldo e Giancarlo Vallone, di Massimo
Guastella e di Marina Pizzarelli, la quale più degli altri ha seguito l’iter
del nostro artista.
Le più recenti carte inchiostrate del nostro autore
(acquerelli e guazzi) hanno sviluppato senza soluzione di continuità la ricerca
di cui accennavo innanzi, una ricerca, è bene premetterlo, che scarnifica le
stratificazioni del proprio vissuto, quell’esperienza interna, insomma, che
filtra ed elabora la realtà, ossia i dati oggettivi e, quindi, esterni. Da qui
emerge l’individuale visione del mondo di Cesare Piscopo, un artista inquieto,
tormentato, sicuramente pessimista.
Coloro che precedentemente lo hanno recensito sono stati
pressocchè unanimi nel sottolineare la condivisione, da parte del Nostro, di
certi spunti del pensiero esistenziale del lontano Oriente, e ciò per alcuni
aspetti mi induce a fare qualche accostamento al pensiero di Schopenhauer, a
quel Weltschmerz (dolore cosmico) che incombe su tutto e su tutti, a quel
nostro essere ostaggi del samsara (apparenza ingannevole), di cui
potremo liberarci anche con la creatività artistica onde conseguire,
finalmente, il nirvana, ossia lo stato di essere in cui vi è la
cessazione del dolore.
Mario De Marco. Introduzione alla mostra di pittura di Cesare Piscopo - Raggio Verde – Lecce, 1998.
Mario De Marco. Introduzione alla mostra di pittura di Cesare Piscopo - Raggio Verde – Lecce, 1998.
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