Immagini sospese tra l'azzurro del cielo e gli abissi del mare - echi
lontani di poesia si infrangono come onde e segrete corrispondenze nascono tra
colore e parola. Sono dipinti, quelli di Cesare Piscopo, che raccontano il
rapporto intimistico dell'uomo con il mare. Un rapporto universale ed eterno
come il verso della Poesia che a volte nasce dall'osservazione del moto delle
onde: la metrica allora è il tentativo di ripercorrerne il ritmo, di inseguire
la risacca struggente come il pensiero che ritorna ciclico su se stesso, sui
ricordi. Come nei fondali silenziosi, dove finisce la luce ma scrigno di
inimmaginabili tesori, il poeta ricerca la sua verità, il senso dell'esistenza
e l'armonia del cosmo. Non è dopotutto il mare - il liquido amniotico - che troviamo
fuori dal grembo materno nel mondo? Un mondo dominato dalla forza della natura
come dalla forza dei sentimenti imprevedibili, ma essenza della vita stessa: Ti
amo fino al punto/ di scambiare i tuoi silenzi/ per messaggi d'amore,
scrive il poeta-artista e non è un caso che guardando le sue tele ci si immerga
nello spazio-colore immaginando il silenzio interrotto solo dai battiti del
cuore, dal respiro o dal vento o dal fragore delle onde - e il rimando al mare
è inequivocabile. Indispensabile, forse.
Come lo stagno di Giverny per Monet o la tempesta per Turner.
La pennellata di Cesare è fluida e leggera anche quando gli
accostamenti tonali diventano marcati e i contrasti cromatici, ora intensi ora
al limite dell'etereo, interpretano stati d'animo mutevoli come i colori del
mare. Quel mare che ha la luce del Salento ma potrebbe essere l'Oceano... Il
mare, luogo magico dove affidare pensieri racchiusi nel vetro di una bottiglia,
lasciati in balia del destino. Quel mare che è depositario di niente o di verità
nascoste ma che è onnipresente, interlocatore o spettatore, nelle tele come
nelle liriche di Cesare Piscopo: ogni dipinto è una poesia sussurrata, ogni
poesia è un dipinto dove perdere lo sguardo e ritrovare la propria anima. Così
come la voglia di vivere e il desiderio di amore suggellato in una promessa: Ti
porterò al mare/ di notte/ Osserveremo onde silenziose/ Poserò le mie mani/ sui
tuoi fianchi/ sfiorerò i tuoi capelli/ leggeri/ Saremo acqua e roccia e/ nuvole
sovrapposte/ Poi guardando nulla/ penseremo a nulla/ e d'amore ci ubriacheremo.
Antonietta Fulvio (introduzione alla mostra di Cesare Piscopo: Messaggi dal mare; Beauty and Book Salon - Lecce 2007)
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