martedì 28 febbraio 2012

Antonietta Fulvio. Cesare Piscopo e le corrispondenze tra colore e parola






Immagini sospese tra l'azzurro del cielo e gli abissi del mare - echi lontani di poesia si infrangono come onde e segrete corrispondenze nascono tra colore e parola. Sono dipinti, quelli di Cesare Piscopo, che raccontano il rapporto intimistico dell'uomo con il mare. Un rapporto universale ed eterno come il verso della Poesia che a volte nasce dall'osservazione del moto delle onde: la metrica allora è il tentativo di ripercorrerne il ritmo, di inseguire la risacca struggente come il pensiero che ritorna ciclico su se stesso, sui ricordi. Come nei fondali silenziosi, dove finisce la luce ma scrigno di inimmaginabili tesori, il poeta ricerca la sua verità, il senso dell'esistenza e l'armonia del cosmo. Non è dopotutto il mare - il liquido amniotico - che troviamo fuori dal grembo materno nel mondo? Un mondo dominato dalla forza della natura come dalla forza dei sentimenti imprevedibili, ma essenza della vita stessa: Ti amo fino al punto/ di scambiare i tuoi silenzi/ per messaggi d'amore, scrive il poeta-artista e non è un caso che guardando le sue tele ci si immerga nello spazio-colore immaginando il silenzio interrotto solo dai battiti del cuore, dal respiro o dal vento o dal fragore delle onde - e il rimando al mare è inequivocabile. Indispensabile, forse.
Come lo stagno di Giverny per Monet o la tempesta per Turner.
La pennellata di Cesare è fluida e leggera anche quando gli accostamenti tonali diventano marcati e i contrasti cromatici, ora intensi ora al limite dell'etereo, interpretano stati d'animo mutevoli come i colori del mare. Quel mare che ha la luce del Salento ma potrebbe essere l'Oceano... Il mare, luogo magico dove affidare pensieri racchiusi nel vetro di una bottiglia, lasciati in balia del destino. Quel mare che è depositario di niente o di verità nascoste ma che è onnipresente, interlocatore o spettatore, nelle tele come nelle liriche di Cesare Piscopo: ogni dipinto è una poesia sussurrata, ogni poesia è un dipinto dove perdere lo sguardo e ritrovare la propria anima. Così come la voglia di vivere e il desiderio di amore suggellato in una promessa: Ti porterò al mare/ di notte/ Osserveremo onde silenziose/ Poserò le mie mani/ sui tuoi fianchi/ sfiorerò i tuoi capelli/ leggeri/ Saremo acqua e roccia e/ nuvole sovrapposte/ Poi guardando nulla/ penseremo a nulla/ e d'amore ci ubriacheremo.


Antonietta Fulvio (introduzione alla mostra di Cesare Piscopo: Messaggi dal mare; Beauty and Book Salon - Lecce 2007)


















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