A Gianna
Spesso raggiungi
intuitivamente
la verità
Io ti amo
A Tiziano
Quando ti vedo gesticolare
e ascolto la tua voce
osservo fiducioso
l'accrescimento umano
anche se m'imbarazza
a volte
l'ostentata sicurezza
tracotante spavalderia
Precluso ai miei occhi
il tuo diario dei sogni
è come l’acqua chiara
del mare
in cui sciogliere i nodi
riservati e semplici
della tua giovane età
Ritratto di Lina
Chiaro e sereno lo sguardo
e i gesti sicuri
e la soave voce
Conoscendoti gentile amica
sei il volto gradevole della vita
Barbara
Nella piscina
Barbara gioca con Francesco
suo nipotino
Barbara aspetta un bambino
un bambino suo e la gioia
assapora d’esser mamma
sussurrando dolci parole
Sull’acqua limpida e chiara
tenere foglie d’olivo
proteggono l’attesa nell’ombra
Pace
Quei rami e quelle foglie
che dalla mia finestra
vedo penzolare
non sono mani
non sono foglie
Sono verdi manine
che lo sguardo mio accarezzano
Fluttuazione
Onde increspa il mare
d’infinite forme e di bagliori
Così gli istanti della vita
Realtà
Lontano dal frastuono del mondo
mi sento sereno
Scrivo
ed in me schiarisce
l’ombra passeggera
della solitudine
Solitario
Chiarore
indistinto
Infinita notte
Si piegano alberi urlanti
in oscuro tunnel
Solitario
percorro una strada in salita
Silenzio
Ai tuoi perché
non so dare risposta
Tutto mi sembra
vago e deludente
incerto
orrido quasi
Io non so che dire
del senso
e del significato
e della verità giacente
A volte penso
che ho sognato
questa realtà perdente
Attesa
Ombre in fuga verso il paese
Volti di pietra
plasmati dal sole
Fiori che gridano
il loro dolore
Presenze
Dal mare alla torre
avanza una roccia luogo
di scontri di sbarchi di morti
Dalla torre al mare
spuntano elmi
alabarde bandiere e corpi
Un cupo silenzio
si diffonde nell’aria
I falchi aspettano
sulla nuvola nera
Salento
Olivi verdeggianti nascono dal
mare
e le compatte pietre
saldate dal tempo
nutrono il ventre
di antiche lucertole
Ascolto misteriose voci
che scavano caverne
e osservo l’onda
che annega i desideri
Assorto
rimiro il Salento
dalla finestra disegnata dal sole
Vico delle
Giravolte
Vico delle Giravolte
isola grigia nel vento
che mischia gli odori
e polvere solleva
negli occhi indagatori
smarriti nel vuoto
Vico delle Giravolte
spazio inquieto
ove parole e gesti
ritmano cadenze
di antichi desideri
d’amore di vita di morte
Vico delle Giravolte
rifugio della speranza
se fra i tragici muri
ancora lampeggia
sui pallidi volti
precaria la vita
Ugento
Controluce s’innalza
la sagoma scura del castello
e della più erta chiesa
che col suo lungo campanile
lambisce l’aereo spazio.
L’antico borgo,
un dì splendente,
regna sui sepolti resti
di una grande civiltà.
Si stringono intorno all’abitato
i vetusti ulivi,
un tempo sacri,
per proteggere il contenuto umano
come poderose mura.
Quindi la vasta pianura,
sul cui fertile terreno
s’addestravano con cura
i valorosi cavalieri messapi.
Dalla supestrada Gallipoli-Leuca,
tra i variopinti oleandri,
avvolta nel mistero,
così appare Ugento.
Gallipoli
Passi leggeri sul ponte
Luci sfumate ondeggiano
barche e figure
Uno sguardo distratto
affonda il castello
Tra poco
uno spettro di luna
calerà sulla scogliera
Un
tiepido sole
Sembrava quest’anno
non dovesse giungere
la primavera
Ieri sera
fra gli oscuri tronchi
giocava a nascondino
una fulgente luna
Stamane ha ridato speranza
ad uno stormo di rondini
un tiepido sole
Scirocco
Un canto infinito
evade dal mare
sposando l’umido vento
fra i tremuli aghi dei pini
Scorrono indecise nubi
su piani sovrapposti
di bianco e viola spruzzate
Rapida i colori attenua
una luce smorzata
e l’aria si tinge di tristezza
Così muta il pensiero
e nell’animo mio
improvvise emozioni
Sentiero
Forando le nobili chiome il vento
s’insinua lungo il sentiero
Irradiano luce le ruvide pietre
raccolte con cura e assemblate dall’uomo
Pare la strada seguire le orme
di mille e più creature
intanto lontano
in un punto sfocato
germoglia la vita i suoi caduchi fiori
Impressione
Realtà
è quell’onda che osservo
mobilissima verità sommersa
Notturno
Fra le docili ingannevoli onde
divampa la luna
Nei tuoi occhi si perde
una stella
e l’aria calda della sera
sparge lontano
gli eccitati battiti dei cuori
Né passato
né futuro
Solo il presente saetta
sul mare fluttuante della vita
Trecentosessantacinque
giorni e un’alba
Trecentosessantasei albe
sono sufficienti a trasformare
in silenzioso apparire la vita
Come semi sulla terra ricca
ci lasciamo sedurre dal sole
Cresce il mistero
nella quiete buia dell’essere
Nel mio
giardino
Vieni nel mio giardino
vedrai orchidee apparire
bianche
farfalle
svanire
e le rose
tante rose
sbandierare colori felici
Nero
il calabrone
sfiorare il tuo spavento
e nugoli d’uccelli chiassosi
sparsi in tribù
sostare sui rami accoglienti
Vedrai
il serpente innocuo
ribellarsi alla morte
che il cane impone
e di notte nascoste
accendersi
lucciole d’amore
Timidamente
calpestando foglie non più verdi
respirerai
e silenziosa accorderai l’anima
con il suono puro del vento
Primavera
II nostri passi mescolati
con i primi fiori di primavera
Respirano i corpi impastati
di terra
Contrappunto di luci ed ombre
Roteano gli sguardi
oltre la teoria dei mandorli in fiore
Estate
Le ragazze cantano
nell’estiva brezza della sera
Un coro giunge dal mare
e nel mare si tuffa
nutrito di gioia
Autunno
E quando tra l’erba
e le foglie dei pini
s’intrecciano i canti, tu,
dolce e mite sera,
nella fresca quiete invernale
cerchi l’umile abbraccio
delle tue infinite creature.
Inverno
E quando fra l'erba
e le foglie dei pini
s'intrecciano i canti, tu,
dolce e mite sera,
nella fresca quiete invernale
cerchi l'umile abbraccio
delle tue infinite creature.
Inverno
E quando fra l'erba
e le foglie dei pini
s'intrecciano i canti, tu,
dolce e mite sera,
nella fresca quiete invernale
cerchi l'umile abbraccio
delle tue infinite creature.
Una
barchetta
Ho posato una barchetta di carta
sulla liscia superficie del mare
Aggrappata alle piccole onde
ha cavalcato i raggi del sole
Poi scuotendo col vento più forte
il suo fragile corpo
è scomparsa sul fondo
senza rumore
Don
Chisciotte
Povero Chisciotte
ha perso il suo Don
il cuore affranto il cervello malato
Povero Sciotte
ha smarrito il suo Chi
comparendo più magro più curvo più stanco
Povero Te
ha sciupato lo Sciot
pelle e ossa è ormai diventato
Perdendo anche Te
è svanito nel nulla
ed infine mai più ritrovato
Non si
apprezza ciò che non si conosce
Un fungo azzurro
è nato
Bello e gradevole
eppure repellente
Angosciante diverso
Meglio ignorarlo
assolutamente
Abbozzo
immaginario
Mi riconosco
luna in uno stagno
cielo di nulla
Realizzo sognando
e sogno realizzando
Follia e saggezza indissolubilmente
Fragile presenza
Ancor sogno
forse
Poesia
Per
vivere
Vivere
significa anche
accettare in noi
gli opposti
e spegnere il fuoco
delle contraddizioni
Vuol dire far coincidere
in ogni istante
la fine di tutte le cose
con il loro magico inizio
Cesare Piscopo (dalla raccolta: Dal profondo Sud-1998)
Tutti i diritti riservati
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