mercoledì 21 novembre 2012

Rita Toscano. Sotto le silenziose nuvole un mare di pensieri...C'era una volta il mare







Molto brevemente, sull'onda delle emozioni, con la naturale comune attenzione verso il Bello, vorrei esprimere alcune impressioni scaturite da una prima lettura della raccolta di poesie di Cesare Piscopo, che questa sera viene presentata, e da una rapida visione della mostra che ho potuto dare questa mattina in anteprima. Personalmente, essendo un'amante del mare sento di dover registrare un'affinità, una contestualità naturale con l'autore, una compatibilità ambientale che semplifica l'incontro.

Un incontro agevole, perchè per quanto "discreto e tenebroso", per dirlo con le parole di Baudelaire, Cesare Piscopo si presenta: "Il mio nome è acqua di mare", dichiara, saldando questa reciprocità con il mare, ritrovando il nucleo del suo essere nel mare, nell'acqua, nella vita, nella libertà come pure nella conflittualità del rapporto tra l'uomo e la natura.
"Sempre il mare uomo libero, amerai" scrive Baudelaire che conclude con ambiguità l'ultima strofa di "L'uomo e il mare" esclamando "Lottatori eterni, implacabili fratelli!" a racchiudere le contraddizioni ineludibili della realtà. Non è facile resistere alla tentazione di immergersi nel mare magnum di parole scritte dai poeti di tutti i tempi, ripercorrere l'Odissea di Ulisse, di ricordare le suggestioni di Petrarca piuttosto che di Leopardi, Montale o Neruda, o il fascino del mondo blu della letteratura, di Melville, Hemingway o di Salgari. Il mistero del mare affascina sempre.

Il mare è un luogo dell'anima, è un viaggio dentro la propria esistenza dove gli odori, i colori e le sfumature, il silenzio e il frastuono, la solitudine e l'infinito sono in un continuum, nel movimento, in questa metamorfosi che è la conferma della nostra identità, di una vita piena, di una vita di passioni. (Vedi la mistica della metamorfosi, 2009: colore, luce, pace).

Anche se poi è tutto relativo, perchè "l'essenza di tutto è il vuoto" si lascia sfuggire il poeta. Ma al rischio di cedere, di velarsi di malinconia (vedi opere 2009) il Piscopo non cede, perchè nella pittura come nella poesia, ut pictura ut poesis, come diceva Orazio, nell'arte placa il suo spirito, con l'eloquenza muta dell'arte. Lasciatemi dire che Cesare dipinge con le parole e parla con i colori, con una "calma" che "urla e biancheggia".
Il titolo dell'antologia "Sotto le silenziose nuvole un mare di pensieri" (2009) condensa lo stile comunicativo del poeta pittore che si quieta ma non si chiude.
E se la poesia ci fa scoprire il mare da dentro, la pittura ci mostra il mare come è visto da fuori.
Nei suoi quadri il mare è quasi sempre allo stato di natura, senz'orme (v. 2007), ma le linee tra cielo e terra segnano i contatti, ancor di più la presenza femminile, come nel rosso "Mare dell'amore"; 2009.
Sotto la cappa delle nuvole silenziose, i pensieri vanno e vengono, come le onde, come anche i nostri sentimenti, come l'amore che accarezza o travolge, che può inghiottire. L'essenza rimane! Come non ritrovarci in questa dimensione profondamente umana.
C'è però una differenza: questa condizione che molti comuni mortali affligge e tormenta, nell'artista si risolve e si dissolve nell'arte. "Scompaiono il sole il cielo il mare...c'è nebbia, tanta nebbia...ma non nel mio cuore". Il poeta si affranca e si rinfranca, e coinvolge anche noi in questo anelito verso la libertà, la purezza e la luce, senza ombre.
Per concludere possiamo dire, con le parole di Italo Calvino, che se la poesia è l'arte che riesce a far entrare il mare in un bicchiere, Cesare Piscopo ci riesce pienamente.


Rita Toscano (Introduzione alla mostra "C'era una volta il mare", di Cesare Piscopo - presentazione del libro "Sotto le silenziose nuvole un mare di pensieri", di Cesare Piscopo. Museo P. Cavoti, Galatina - 2009).